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Poco piu’ che ragazzo, trascorrevo molte ore al Museo archeologico nazionale di Napoli e schizzavo, disegnavo, osservavo le opere lì custodite: i Tirannicicidi, il Dorifero, la Venere Callipigia, il Toro Farnese, l’Ercole Farnese, La Battaglia d’Isso, i grandi e piccoli bronzi, il ritratto di Paquio Procuro e sua moglie, le giocatrici d’astragali, la pittura vascolare, i vetri, i monili, oggetti e suppellettili di vita quotidiana, residui di cibo. Tutte testimonianze di una grande civiltà; una civiltà sepolta dagli eventi disastrosi di tanti secoli fa eppure miracolata. Il nitore, la serenità, la consapevolezza, l’equilibrata composizione di quell’umana, sottile e misteriosa atmosfera, quei miti e quelle leggende hanno impregnato la mia sensibilità

Pietro Russo

per info elepre@tin.it