Una scala sostenuta da tubi innocenti
mi porta nello studio di Pietro. Il locale ha un solo finestrino e sembra
sospeso nel vuoto. Da una parete divisoria in vetro, guardando in basso, vedo
un vasto stanzone con delle grandi tele colorate; due uomini disegnano una
vela per una barca che domani, con il vento, potrebbe portarmi lontano.
In questo spazio-studio lavora Pietro, personaggio singolare, silenzioso che
si anima quando parla del suo lavoro. Non cerca consensi ma solo la stima
di pochi, di chi come lui ama lavorare, ama l’arte.
Attorniato dalle sue composizioni-sculture, mi sento immerso in un mondo mitico,
di fiaba. Uccelli si posano su agnellini dalle gambe instabili. Dee si sfidano
con l’arco e le frecce che, se non stai attento, potrebbero colpirti.
Mari che ricamano onde, dove dolce sarebbe il morire. I tavoli e la credenza,
invece, ricordano Gropius e la Bauhaus.
Pietro invecchia ma non invecchiano i suoi lavori. In questo studio “sospeso”
dimentichi di essere nel 2004 e come per divina grazia ti trovi in uno spazio
dove l’orologio non segna più il tempo.
Nel salutare l’amico Pietro, penso che sognare non è proibito.
Ferruccio Bortoluzzi – classe 1920